Qualche domanda a Chef Nina Gabuldani, dall’emigrazione al successo professionale.

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1) Nina ci racconti com’è iniziato il tuo percorso in Italia cosa ti ha spinto a lasciare la tua terra e cercare una nuova vita qui?

Ho avuto necessità di lasciare il mio paese di origine; sono arrivata in Italia con la speranza che la mia vita migliorasse, dovevo fare qualcosa che mi desse soddisfazione e mi rendesse realizzata.

 

2) Quando hai capito che la cucina sarebbe diventata, non solo una passione, ma anche la tua strada professionale ?

In realtà mi è sempre piaciuto cucinare perché mia madre mi ha trasmesso la passione (è un’ottima cuoca) però non credevo diventasse la mia professione poiché ho studiato e lavorato come farmacista.

 

3) Come sei venuta a conoscenza dell’Accademia italiana Chef e cosa ti ha convinto a iscriverti al corso di cuoco professionista nella sede di Roma?
Ho visto una pubblicità sui social media e ho contattato l’Accademia via email. Ero molto curiosa e ho fissato subito un appuntamento. Mi ha colpito favorevolmente Paolo Finardi, molto professionale e gentile.

 

4) Cosa ricordi con più affetto e gratitudine del periodo in accademia? c’è un momento una lezione a un docente che ti ha lasciato il segno?

La competenza e gentilezza di Adriano Raimondi e Rosamaria Faggiano, entrambi docenti capaci e pazienti, mi hanno da subito messa a mio agio, insegnando a tutti noi il grande mestiere di cuoco e di chef. Non ci sono momenti particolari, è sempre stato un grande piacere partecipare alle loro lezioni e imparare tantissime tecniche.

 

5) Dopo il corso, hai iniziato lo stage in uno dei nostri ristoranti convenzionati; quali emozioni hai provato entrando per la prima volta in una vera brigata di cucina?

Ho infranto lo stereotipo, ho dovuto affrontare molte difficoltà nel corso degli anni quando gli chef alti mi hanno vista così piccola di statura. durante il mio tirocinio mi guardavano con scetticismo non sapevano nemmeno dove fosse la Giorgia avevo una doppia motivazione per affermarmi: dobbiamo ammettere che quando non sei italiana e sei immigrata affronti ulteriori difficoltà.

Inoltre, il 90% degli Chef qui sono uomini, ho fatto cose davvero difficili come farmi versare 2 kg di sale in una padella enorme per esercitarmi a spadellare con la mano sinistra: all’inizio il sale mi cadeva tutto e lui me lo rimetteva! Era una prova per l’allenamento delle mani; l’ho fatto per 45 minuti e quando finalmente ho smesso di buttare il sale nel lavandino mi hanno detto “ora hai superato l’esame”.

Dopodiché ho dovuto pulire 30 kg di cozze. Pensavano che non ce l’avrei mai fatta ma quando ho finito di spurgarle, con le mani congelate ho chiesto se c’era qualcos’altro che potessi fare.

Sono rimasti a bocca aperta: allora hanno capito che potevo farcela e che sarei diventata una chef. quando sei all’estero devi lavorare il doppio. E comunque i bei momenti e le soddisfazioni ci sono stati: la fine del servizio andato bene era una soddisfazione e gratitudine da parte di tutto lo staff.

 

6) Cosa ti ha spinto a rimanere proprio in quel ristorante come si è trasformato lo stage in un vero e proprio lavoro stabile?

Ho fatto lo stage in 2 ristoranti e ho imparato davvero tanto ma non sono rimasta in nessuno dei due. Ho avuto il piacere di lavorare in diversi ristoranti italiani facendo ulteriore esperienza e, più tardi, ho iniziato a lavorare in un ristorante etnico e sono ormai 2 anni e mezzo che lavoro da Chef al ristorante georgiano Aisi qui a Roma; ho fin dall’inizio applicato il mio sapere sulle tecniche nella mia cucina e ho rivisitato alcuni piatti italiani facendoli diventare anche georgiani.

 

7) Oggi sei diventata una chef conosciuta e apprezzata: come vivi questo successo conquistato con il tempo e la fatica?

Indubbiamente la soddisfazione c’è tutti i giorni assieme alla fatica e all’intento di continuare a crescere professionalmente; i complimenti dei clienti poi sono la più grande gratifica. Il nostro mestiere è duro e allo stesso tempo appagante.

 

8) Quali sono stati i momenti più difficili del tuo percorso e come sei riuscita a superarli senza mollare?

Il momento più difficile è stato il periodo del COVID perché non sapevo se sarei riuscita a finire il mio percorso di studi prendendo il diploma; finito il lock-down ho ricominciato tutto prendendo il diploma nel 2022 (90/100), per me molto soddisfacente.

 

9) Che consiglio daresti a chi oggi sogna di diventare chef, ma ha paura di iniziare cambiare vita o affrontare sacrifici?

Prima cosa, devi capire cosa vuoi fare da grande, poi ti devi impegnare con tutto te stesso e studiare tanto affinché i tuoi sogni divengano realtà. Ricordati che niente è impossibile, è tutta questione di volontà. Il successo arriva a piccoli passi, bisogna avere pazienza e obiettivi ben chiari.

Ringraziamo Nina per averci raccontato la sua fantastica storia. Le facciamo tantissimi auguri per il suo futuro professionale.

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