SCUOLA DI CUCINA | CREARE LA PROPRIA PROFESSIONE

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“NELLA VITA NON BISOGNA VIVERE DI CERTEZZE. QUESTO CI PORTEREBBE A SEDERCI TROPPO. BISOGNA CERCARE DI RIMANERE IN MOVIMENTO”

Raccontiamo la storia di Federico Teofilo, da elettricista a Capopartita stellato, passando per l’Accademia Italiana Chef

Com’è nata la scelta di iscriverti al nostro corso di Cuoco Professionista?
Sono cresciuto in una famiglia dove il cibo ha sempre avuto una notevole importanza. Intorno al cibo ci sono cresciuto ed ho passato tanti eventi importanti, feste o semplici rimpatriate tra amici e parenti. I miei nonni lavoravano nella ristorazione. Nonna pasticcera e nonno cuoco. Entrambi hanno influenzato la famiglia. Sono cresciuto circondato da tante prelibatezze, che oggi in famiglia cuciniamo tutti con amore. Quando dovetti scegliere il mio percorso di studi scelsi di fare l’elettricista. Scelta molto indirizzata dai miei genitori. Io accettai. Anche se l’idea di fare il cuoco mi stimolava. Mio padre mi fece cambiare idea dicendo che la vita del cuoco è una vita dura. Si è lontani dalla famiglia. Si fanno tanti sacrifici. Non guadagnando molto. Quindi scelsi altro. Dopo la scuola lavorai per otto anni come elettricista finendo per perdere ogni stimolo. Non ero contento. Ho lavorato come pizzaiolo un anno e in qualche cucina occasionalmente. I miei amici e familiari mi dissero che potevo provare a fare dei corsi. La scelta la presi sul serio grazie alla mia ragazza. Lei mi ha dato una spinta e si è preoccupata di iscrivermi alla scuola.

Quali azioni hai intrapreso dopo aver frequentato il Corso per orientarti nel mondo del lavoro?
Grazie all’Accademia Italiana Chef ho potuto fare degli stage in due ristoranti di alto livello.
Il primo stage l’ho effettuato quando ancora lavoravo. Finito il primo stage di tre mesi sentivo il bisogno di dover farne un altro più intenso. Allora ho scelto di fare un secondo stage in un ristorante stellato. In questo ristorante ho imparato tantissimo.
Ho dato tanto. Mi sono mostrato disponibile a 360 gradi. Sono stato tanto bravo che sono riuscito ad ottenere il posto di lavoro.
Ho lavorato nella partita degli antipasti che era scoperta e ho dimostrato di essere in grado di gestirla e portarla avanti da solo. Per circa un anno sono stato capopartita in un ristorante stellato. Un sogno che si è avverato. Ho lasciato a malincuore questo ristorante dove mi hanno portato rispetto.
Mi hanno insegnato tantissimo e fatto capire molte cose. Anche loro si sono dispiaciuti molto del mio abbandono. Purtroppo avevo bisogno di avvicinarmi a casa per problemi familiari.
Ora sono lo chef del ristorante di un hotel. La sala interna conta circa 40 coperti. Il menù del pranzo è molto semplice e tradizionale e lo aggiorniamo settimanalmente.
Il menù proposto la sera è studiato per accontentare un po’ tutta la clientela che in hotel è di tipo internazionale. Abbiamo il nostro macellaio di fiducia che ci fornisce ottima carne italiana. Nata, allevata e macellata dalle mie parti. Il fruttivendolo che ci fornisce dei prodotti di alto livello proprio a due passi dall’hotel.

Quali sono i punti di forza del locale dove lavori?
Stiamo lavorando costantemente per offrire un servizio sempre più competitivo e vantaggioso alla clientela dell’albergo.
Soddisfacendo le esigenze a livello di qualità e prezzo e cercando di essere sempre diversi.
Poi puntiamo su un menù degustazione dove grazie alla mia esperienza nell’alta cucina posso creare con dei piatti realizzati utilizzando nuove tecnologie e tecniche di cottura.
Ciò ci sta rendendo unici dalle mie parti.

Come descriveresti la “filosofia di sopravvivenza” di uno Chef?
Le regole fondamentali apprese a scuola e confermate sul campo sono: pulizia, ordine, organizzazione, spirito di squadra e rispetto.
Attualmente sono lo chef del ristorante di un hotel.
Ho tanto da imparare da questa esperienza. Se un giorno gli stimoli verranno a mancare probabilmente sarò proprietario di una enoteca con cucina gourmet.
Questo è un lavoro duro.
Non solo fisicamente ma soprattutto mentalmente.
Bisogna essere convinti ed anche un po’ egoisti perché una volta entrati in cucina si rinuncia davvero a tanto. È meglio capire il prima possibile quale strada percorrere per non rischiare di sbattere a destra e sinistra per poi perdersi.
Una volta presa la giusta strada ci si deve impegnare a fondo.
Fare diverse esperienze per maturare in vari aspetti ed imparare il più possibile dagli altri. Nella vita non bisogna vivere di certezze. Questo ci porterebbe a sederci troppo. Bisogna cercare di rimanere in movimento. Girare. Raggiungere degli obbiettivi e dopo non molto raggiungerne altri. Perché se un giorno avessimo tutto quello che ci serve e ci fermassimo senza più progredire probabilmente non saremmo più felici e coleremmo a picco.